
"Il saggio taglia il nodo dell'egoismo con la spada affilata della meditazione costante."
Swami Sivananda
Glossario
Elenco dei termini usati spesso durante le lezioni, con il significato che attribuisco loro. Proprio per la complessità della lingua sanscrita, come pure per la mancanza di termini equivalenti nelle lingue occidentali, l'interpretazione a volte può risultare soggettiva.
Ogni termine verrà indicato da:
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la sua traslitterazione dal sanscrito (IAST)
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il suo originale in sancrito (devanagari)
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il significato attribuitogli
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un breve approfondimento
citta ( चित्त ) : coscienza.
yoga ( योग ) : metodo/disciplina, come pure stato di unione con l'Assoluto
Dalla radice sanscrita yuj - aggiogare, unire. Ha nella pratica due accezioni: come metodo, ossia come strategia per trarre una utilità dall'esistenza umana (ad esempio aggiogando appunto, tramite il giogo, due buoi che uniti insieme e guidati sono in grado di trascinare l'aratro, ma che, lasciati liberi, vagherebbero per i campi senza una meta precisa), oppure come percorso spirituale atto a ricongiungere l'umano con il Divino; ma anche come stato di comunione con l'Assoluto. Lo Yoga quindi lo si può praticare come metodo ma al contempo si può, proprio in virtù di questo processo, raggiungere lo Yoga, l'unione, la fusione, il ricongiungimento, la dissoluzione nell'Assoluto, come una goccia di pioggia che cadendo nell'oceano ne condivide e ritrova la stessa natura/essenza.
vrtti (वृत्ति) : perturbazioni della coscienza (citta)
Sono le increspature sulla superficie della nostra coscienza. Sono la consapevolezza delle singole percezioni, siano esse riferite a stimoli sensoriali come pure a processi interni al nostro corpo (propriocezione) e alla nostra mente (pensieri, stati d'animo, emozioni, ...). E' ciò di cui osserviamo consciamente la presenza, come appunto le increspature sulla superficie di uno specchio d'acqua oppure le immagini proiettate su di uno schermo.
pratyaya (प्रत्ययः) : contenuti delle vrtti
Sono i veri e propri contenuti delle singole vrtti, che di fatto ne costituiscono il supporto. Il pratyata è in relazione con la sua vrtti come un'idea è in relazione al pensiero cosciente che la contiene,come la musica è in relazione al solco su cui appoggia la puntina in un vecchio disco in vinile. Non è la materia del vinile ad "essere" la musica, ma la sua ondulazione (pratyaya). E' ciò che qualifica e dà un senso all'esistenza della vrtti.
nirodha ( निरोध ) : sospensione, cessazione
cittavrttinirodhah è la definizione stessa dello Yoga più ampiamente riconosciuta. Il nirodha è in ambito Yoga un arginare, ridirigere, sospendere, confinare, limitare il movimento costituito dalle vrtti della coscienza. Tale sospensione non ha necessariamente carattere definitivo ma permette di intravedere, nell'immobilità profonda che ne consegue, le cose così come sono, aldilà di tutte le ambiguità e fraintendimenti che nascono da un processo percettivo contaminato dalle sovrastrutture egoiche. Nel silenzio prolungato del nirodha anche il testimone, colui che osserva, si dissolve come ultimo baluardo dell'Ego, per tornare, anche solo temporaneamente, a fondersi con l'Assoluto.
klesha (क्लेश) : afflizione, pena
I klesha sono gli strumenti attraverso i quali la sofferenza (dukha) diventa parte integrante della condizione umana . E' attraverso di essi che la nostra umanità diviene indissolubilmente legata al disagio, all'insoddisfazione ed all'irrequietezza tenendoci di fatto lontani da una qualsivoglia esperienza di felicità o pienezza durature. Essi sono 5 e si emanano uno dall'altro, come segmenti di un'asta telescopica: dal primo, il più "grosso", avidya, l'ignoranza, il "non conoscere le cose come sono realmente", fuoriesce il senso dell'Io, asmita, che ci pone in separazione, e quindi potenziale conflitto con ciò che "non sono io", ossia con il mondo esterno a me. Da asmita fuoriescono ulteriormente raga, il perseguire il piacere (sensoriale o concettuale che sia) e dvesha, il rifuggire il disagio. Emanati dall'Io, asmita, essi tutelano e preservano la nostra individualità generando l'ultimo klesha, ossia la resistenza al cambiamento, abhnivesha, che molti riassumono nella paura del cambiamento più drastico che un essere umano può incontrare, ossia la morte del corpo fisico.
Nel percorso dello Yoga è consigliabile affrontarli a ritroso, per arrivare a sciogliere avidya ossia vedere le cose come realmente sono, aldilà dei limiti e condizionamenti che l'esperienza umana ci impone.
samadhi
karma
kriya
prana
buddhi ( बुद्धि ) : intelligenza intuitiva
buddhi é ciò che in noi è responsabile dell'intuizione. E' la nostra intelligenza intuitiva, una intelligenza che trascende la conoscenza intellettuale o libresca (come la definiva un mio insegnante). E' la parte di noi che più è in grado di percepire il Divino che c'è in noi, quella parte di noi che è immanente, che non muta, della quale la buddhi è in grado di percepire, seppur in maniera indiretta, la presenza, come, osservando il riflesso su uno specchio possiamo intravedere qualcosa che non possiamo vedere direttamente. E', nell uomo, tipicamente offuscata dalle attività di manas (la mente strumentale) quando manas stessa è a servizio dell'Ego.
manas ( मनस् ) : mente strumentale
ahamkara ( अहंकार ) : senso dell'Io
ahamkara (sanscr. a-ham - più o meno "io sono") è, nella nostra esistenza terrena, la prima manifestazione, del senso di separazione dall'Universo, dal Tutto. E' ciò che ci porta, crescendo, all'uso delle parole "Io" e "mio" come marcatori della nostra senso di separatezza da tutto ciò che ci circonda. E' ciò attorno al quale, vivendo, si struttura il complesso chiamato Ego.
samsara ( संसार ) : ciclo delle rinascite
Elemento comune a induismo e buddhismo, è il ripetersi ciclico senza fine di nascita e morte, interrotto solamente dal risveglio spirituale o illuminazione (moksha). E' la circolarità, forse la stessa circolarità contenuta nel concetto di vrtti, che porta a ripetere, in assenza di consapevolezza, sempre gli stessi atti (automatismo) che portano inesorabilmente la stessa catena di conseguenze (ruota del karma).
moksha ( मोक्ष ) : illuminazione, risveglio, liberazione
E',tra i quattro obiettivi (purushartha) da perseguire durante la vita terrena, quello più elevato. Chiamato anche kaivalya negli Yoga Sutra di Patanjali, o nirvana in ambito buddhista, ha varie sfumature di significato nella varie tradizioni ma riflette lo stesso concetto di fondo: liberarsi dalla schiavitù del ciclo delle rinascite. Tale liberazione può essere raggiunta, a seconda delle varie tradizioni, in questa vita o solo dopo la morte. In particolare nell'Hatha Yoga tale liberazione coincide con il risveglio dell'Energia individuale (prana) sopita alla base della colonna vertebrale (kundalini-shakti) e la sua risalita attraverso il canale centrale (sushumna) fino al congiungimento , oltre il corpo fisico, con l'Energia dell'Universo steso (Prana)
samskara (संस्कार) : impressioni residue
Sono i residui delle azioni karmiche, ossia generate dall'influenza dei klesha. Ogni azione, sporcata dai klesha, lascia dentro di noi degli strascichi che, se alimentati dall'abitudine a ripetere l'azione che li genera, possono trasformarsi in vasana, impressioni che, latenti, possono sedimentare nelle nostre profondità e risvegliarsi quando si verificano le condizioni per il loro risveglio. Lasciare che questi samskara non persistano dentro di noi in concomitanza con le nostre azione è il senso dell'azione yogica come descritta nella Bhagavad Gita e nel Karma Yoga: agire rinunciando ai frutti dell'azione.
vasana (वासना) : impressioni latenti
Sono residui, maculazioni karmiche che permangono a livello subliminale: negli strati più profondi della psiche si raccolgono e stratificano i "risultati" di ogni atto, anche solo detto o pensato; essi condizioneranno ogni successiva volizione (atto di volontà) dell'individuo, creando legame (bandha) e nuovo karman. (...) L'insieme delle vasana determina fin nei minimi dettagli quella che é la vita presente di ciascun individuo. (dal commento di G. Spera all' HathaYoga-Pradipika).
atman
indriya
jnana
bakhti
hatha
(in costruzione ...)